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Netanhyau e Hamas

L'accusa ricorrente da mesi, una narrativa controversa circola nel dibattito pubblico e sui social: Hamas sarebbe un prodotto indiretto, se non addirittura una creatura deliberata, della politica di Benjamin Netanyahu. 
Secondo questa visione, il leader israeliano avrebbe favorito l'ascesa di Hamas per indebolire l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e legittimare la propria politica di sicurezza. Ma quanto c'è di fondato in questa teoria? Prima di tutto, occorre una premessa fondamentale: non esistono prove giudiziarie definitive a sostegno di questa accusa. Esistono però elementi concreti e documentati che mostrano una realtà molto più complessa di quella che le semplificazioni mediatiche tendono a raccontare. 
Il contesto storico: molto prima di Netanyahu Hamas nasce nel dicembre 1987, all'inizio della Prima Intifada, come ramo palestinese dei Fratelli Musulmani. La sua ideologia fondativa è jihadista e teocratica, con l'obiettivo esplicito, sancito nello statuto originale del 1988, di distruggere Israele e instaurare uno stato islamico in tutta la Palestina mandataria. All'epoca, Netanyahu non era ancora una figura politica di primo piano: diventerà Primo Ministro solo nel 1996. Tuttavia, già negli anni Ottanta, i servizi di sicurezza israeliani (Shin Bet) tollerarono inizialmente le attività religiose e caritative dei Fratelli Musulmani, considerate un contrappeso all'OLP "laica" e nazionalista di Yasser Arafat. Questa tolleranza non equivale a un finanziamento diretto, ma ha contribuito, secondo molti analisti, a creare le condizioni in cui Hamas è cresciuto.
Il fallimento del "land for peace" e la svolta securitaria Dopo gli Accordi di Oslo (1993-1995) e il successivo rifiuto da parte palestinese delle proposte avanzate da Ehud Barak nel 2000 e da Ehud Olmert nel 2008 — proposte che prevedevano fino al 94-97% della Giudea e Samaria, con scambi territoriali compensativi — in Israele si è diffusa la convinzione che i leader palestinesi non volessero realmente uno Stato accanto a Israele, ma aspirassero alla sua progressiva eliminazione. Netanyahu si è fatto interprete di questa lettura, sostenendo che ogni concessione territoriale si trasforma in una base per il terrorismo, come sarebbe avvenuto a Gaza dopo il ritiro unilaterale israeliano del 2005, seguito dall'ascesa di Hamas

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 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

UN'IPOTESI -

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.
L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto…si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima!