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Cecilia dove vai

Onestamente, trovo difficile credere che il possesso (o meno) dell’arma nucleare da parte dell’Iran sia stato il vero discrimine per un intervento israeliano. Quarantasei anni. Quarantasei anni di provocazioni, attacchi proxy, finanziamenti al terrorismo. Quarantasei anni in cui il regime iraniano ha minacciato, aggredito e negato l’esistenza stessa di Israele. E allora, mi chiedo: perché l’attacco solo adesso? 
Quello che mi sconcerta, però, è un’altra cosa: la minimizzazione del 7 ottobre, dei razzi di Hezbollah, dei bombardamenti Houthi—tutti finanziati da Teheran—come se fossero mere sciocchezze, fastidi marginali. E in questo contesto, l’intervento di Cecilia Sala mi sembra ancora più surreale. Si parla di uno scollamento tra regime e popolazione, quasi a giustificare con un fatalismo rassegnato l’idea che un governo islamista—che la stessa autrice definisce estraneo alla Persia, un paese storicamente più vicino all’Europa che al mondo arabo—possa rapire, reprimere, uccidere arbitrariamente. No, non si tratta di dipingere Israele come “liberatore”. Ma è altrettanto inaccettabile normalizzare un potere parassitario che soffoca un intero popolo, che strumentalizza la religione per mantenere una morsa autoritaria, che esporta violenza ben oltre i suoi confini. La domanda è: perché questa doppia misura? Perché alcuni regimi possono essere criticati, mentre altri vengono tacitamente accettati come fatalità?

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CONTINUO

 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

UN'IPOTESI -

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.
L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto…si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima!