L’origine della dicotomia destra/sinistra risale alla Rivoluzione francese, quando nell’Assemblea Nazionale i conservatori si sedevano alla destra del presidente (per convenzione, vicino al monarca), mentre i progressisti occupavano i seggi di sinistra. Inizialmente, questa divisione era puramente fisica e priva di connotazioni morali: destra e sinistra erano semplicemente etichette per indicare orientamenti politici diversi, non giudizi di valore.
Negli anni ’80, soprattutto in Italia, questa neutralità semantica venne meno. Con Enrico Berlinguer e la questione morale, la sinistra iniziò a presentarsi non solo come forza progressista, ma come unica portatrice di valori etici universali. Di conseguenza, la destra fu progressivamente demonizzata, associata al "male" politico, mentre la sinistra si autoproclamò custode del "bene". Questo processo non fu solo una moralizzazione della politica, ma anche una cristallizzazione ideologica: se destra equivale a male, allora ogni critico della sinistra rischia di essere bollato come reazionario, indebolendo il dibattito democratico.
Il risultato più paradossale di questa evoluzione è stato lo svuotamento ideologico della sinistra stessa. Nata come movimento internazionalista, antifascista e antirazzista, una sua frangia ha finito per abbracciare posizioni ultranazionaliste (si pensi al sostegno a Hamas) e apertamente razziste (vedi l' antisionismo). Senza più un orizzonte di valori coerente, questa corrente ha potuto allearsi con forze tiranniche, jihadiste o teocratiche, pur continuando a percepirsi come moralmente superiore.
Questa deriva ha portato a un cortocircuito logico: chi si definisce di sinistra si considera a priori immune da critiche, come se appartenere a quel campo lo rendesse automaticamente virtuoso. È il fenomeno che potremmo chiamare "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" : l’identità politica prevale sui fatti, e l’etichetta di sinistra diventa un salvacondotto etico. Intanto, la destra – anche quando propone idee legittime – viene esclusa dal dibattito in partenza, in quanto percepita come intrinsecamente corrotta.
Se vogliamo recuperare un dibattito politico serio, dobbiamo smettere di usare destra e sinistra come categorie morali. La politica dovrebbe essere valutata per le sue idee e le sue conseguenze, non per l’etichetta che si porta appresso. Altrimenti, il rischio è che la sinistra diventi ciò che dice di combattere, mentre la destra, esclusa dal confronto, si radicalizzi ulteriormente.
Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...
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