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UNA LETTERA SPECIALE

A SE il Principe Tomasi di Lampedusa, presso “Il Gattopardo”

Scrivo a te per primo perchè sei stato il primo e un inizio è sempre indelebile. Stavi sul secondo ripiano della libreria, un po’ nascosto, probabilmente invisibile per lo sfarzo e il “volume” degli altri vicini. Ricordo bene la copertina verde con le incisione dorate dei “canti” di D’Annunzio e le edizioni in carta patinata dei classici di Leopardi, Pirandello, Svevo… fu scorrendo le dita sui loro dorsi sporgenti che ti vidi la prima volta. Un amore non nasce mai per caso, ci vuole l’atmosfera di un giorno d’estate silenzioso e raccolto, la visita a casa del Barone Pottino la sera precedente e l’aver ascoltato, con finta indifferenza, i discorsi che fluivano tra un caffè e un gelato alla mandorla; serve il talamo su cui consumare un rapporto che preme alla porta della tua vita mentale. Ti ho letto che ero troppo giovane e tu ti approfittasti di me. Celando il tuo vasto orizzonte dentro un’edizione economica della Feltrinelli, con quel disegno raffazzonato del Gattopardo sulla copertina mi ingannasti ed io annegai in una lettura sensuale e totale. Fosti il primo libro che carezzai lungamente e portai con me, nascostamente, nei luoghi che normalmente frequentavo, in una tasca o nel borsello. Mi facevi compagnia ed era una sensazione sconosciuta fino ad allora: pagine come un interlocutore, come un’amante da ritrovare e scoprire ogni volta. Mi accompagnasti nel mondo della lettura adulta, quella fatta di continui addii e ritrovamenti, di certezze eterne nascoste dentro l’animo. Una grande lezione di sintassi non solo letteraria; la sensazione del “capolavoro” l’ebbi subito senza riuscire però ad esprimerla in alcun modo. E fu probabilmente questo stimolo continuo ed inespresso a farmi fornicare con caparbietà fra le pieghe della tua pelle di carta; ti ho amato dal primo momento, ti ho desiderato sempre, non ho ancora finito di leggerti. Temo che la conclusione della lettura possa in qualche strano modo coincidere con “quell’altra” conclusione che nel sesto capitolo si erge sublime e definitiva come solo un grande amore può fare. Ti abbraccio fino al nostro prossimo incontro.

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CONTINUO

 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

UN'IPOTESI -

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.
L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto…si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima!