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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025
Siamo stati una generazione sui generis: in bilico su uno spartiacque affilato. Tutto quello che aveva impiegato secoli per mutare in tutti i campi adesso arrivava con una progressione stupefacente.  Non eravamo preparati, in tutti i sensi, l’unico mezzo per sopravvivere era assumere l’atteggiamento spocchioso e arrogante che tanto ci rendeva lontani da chi ci aveva preceduto. Era solo una recita : costruita ad arte e pasciuta nel tempo da una autoreferenzialità grandissima. Avemmo tutto, distruggemmo tutto con sublime superficialità. Tirammo su le gonne alle ragazze, avemmo il permesso di scoprire con grande facilità il loro nido segreto e loro ci ricambiarono con la monarchia assoluta della gestione del loro corpo e della loro vita, non ci conveniva ma prendere o lasciare. Prendemmo. Spazzammo via senza esitazione secoli di etica, società, convenienze sociali e religiose, un revisionismo profondo e crudele, cinico e in fondo falso, avemmo tutto e da questa situazione traemmo la c...
Credeva di averne di più.  A dir la verità non lo aveva mai considerato: il suo tempo nel tempo che viveva giorno dopo giorno. Pur avendolo riempito di un'infinità di cose inutili e lunghe, anche sacrificandolo ad una quantità di altri tempi diversi per fogge e prospettive, pensava di averne davanti ancora una misura praticamente infinita.
La pazienza è la virtù specifica del pescatore, l’impazienza quella degli altri.

SENZA INVITO UFFICIALE -

Ho ritrovato adesso l’identica infinita lontananza che puntualmente e a cicli mi viene a far visita: un tempo la chiamavo amore, oggi se mi permetto di farle osservare che non c’è stato un invito ufficiale mi risponde con suprema e altera pacatezza che l’invito è insito nella mia vita, nel mio sogno.
Il resto, l'anima di certe notti infinite, il siciliano asciutto di questa parte d'isola, il senso del mare a due passi e la malinconia feroce e segreta di una conquista femminile improvvisa, per tutto questo ci ni voli tempu.
Ho parlato con migliaia di persone ed erano tutte chiacchiere importanti, l’unico ricordo che conservo di esse è un’eco lontana. Scrivo da quel pomeriggio in cui Enzo scrisse a Tiziana con un bacio lento e pieno d’aria che era innamorato di lei. Così Tiziana c’è ancora, con la gonna a quadri e lo spillone dorato e la camicia chiara sopra il seno ansimante. C’è perché ne ho scritto. Allora come adesso, scrivo per pesare di più sulla bilancia della vita o per continuare a crederlo. Ognuno di voi ha la sua ricetta e relativa posologia dentro la tastiera…miliardi di battiti e di baci, un firmamento di astri luminosi che contengono le nostre vite che continueranno a riflettere sulla terra anche quando i proprietari saranno volati via.
La condivisione pubblica del proprio mondo intellettuale e di altre cose ancora non è obbligatoria, necessita di interlocutori che possiedano misura e conoscano gli spartiti, il tempo mi ha insegnato che è cosa rara. Tuttavia l'intima, leggiadra felicità di comunicare al mondo che siamo vivi e pensanti è innegabile, non farlo o non poterlo fare o, peggio, non volerlo più fare è un passo avanti verso la fine. La solitudine e la malinconia di viverla così può guarire o essere in parte addolcita da un brano musicale o un testo? A me accade che la scrittura mi liberi, è essenziale, oggi importa molto meno di prima che sia compresa e condivisa, questa è la grande differenza tra la mia vecchia generazione e quella odierna. Io ho scritto, se non comunico, se non entro, se non possiedo il modo adeguato in questa parte di mondo virtuale devo rassegnarmi. Ho scritto ugualmente e tanto mi basta. Credo che il gesto del mettere nero su bianco abbia una sua intrinseca dignità e rappresentatività...
Per quanto mi riguarda la prova più pesante è stata per me spogliarmi dalle remore, anche culturali, e scrivere o riscrivere con quell’immediatezza che sola ti libera l’animo e la mente; sto ripubblicando tutto con il MIO TUTTO, con il mio mondo e la mia generazione tra i denti, la vecchia e nuova Europa, quella che ho amato sui libri, la mia Patria inutile e vituperata. Il mio Sud trafitto dal sole e dall’oblio, la mia educazione sentimentale sempre a metà…la musica, le immagini e infine il sogno di cui nessuno potrà dire perchè resterà un segreto per sempre.

IL NOSTRO MEZZO -

Comunicare e goderne, questo è il mezzo che abbiamo fra le mani. Non siamo tutti uguali e non abbiamo eguale talento, ciò non significa appiattirsi verso il basso ma semmai il contrario. Cose come quelle che leggete: sono la mia verità? Sì lo sono e possono essere tenute in mano LIBERAMENTE. Non rappresentano dogmi intoccabili, esprimono solo il mio desiderio di restare, il bisogno di non morire all’oblio delle emozioni e dei sentimenti che mi hanno sorretto nella mia vita. Sono la mia testimonianza, curata, levigata…amata. Io veramente non ho altro e non so scrivere di altro.

DUE BINARI- LA PROPAGANDA IN RETE -

In questa casa che io chiamo scrittura ho portato quasi tutti i miei pensieri dispersi, è probabile che per un certo tratto io sia riuscito anche a farvi da guida. Fino ad un certo punto… poi si corre su due binari ed è scomodo, signori, scomodo e pericoloso. Il primo binario si chiama Memoria Storica: percorrendolo ti vengono incontro le verità rimosse, le stragi occulte, gli accordi segreti tra potere istituzionale e mafie, le morti sospette e anche il curriculum dei voltagabbana mendaci e ridicoli. Il secondo è privatissimo, si chiama Ricordi ed è il buco dove ho nascosto la mia memoria, gli amori sbagliati, le illusioni perdute, la mia infanzia sognante, i miei anni di piombo col loro carico di vittorie e di sconfitte.
I commenti sono un blog. Sono anche l’eternità del post quando esso merita di vivere. Però i commenti sono un gesto d’amore e l’amore è intellettualmente esclusivo nel momento in cui lo pensi, definitivo e terribile appena lo hai scritto. Quindi commentare seriamente è trasgressivo e induce la gente ad odiare il miracolo che si crea tra il post e quel commento.
Quanto il virtuale ci allontana dalla vita vera? Quanto valgono veramente le diatribe accese, le discussioni più o meno serie in rete? Quanto di noi resta di sincero su questo strano oggetto che chiamiamo blog?  La vita, la mia vita cammina altrove. Così com'è, senza troppe distrazioni, con molte letture, abbastanza noia e qualche incazzatura. Questa domenica scivola via nel ricordo di una serata con un po' di sano Jazz e una cenetta parca con un paio di amici. Scivola per entrare nella sera che precede un altro giorno usato senza avere il tempo di baciarlo e stringerlo stretto. Scivola con me: guardo il golfo e molte cose diventano inutili, molte persone vuote.  La mia vita passata. 
In Sicilia ho capito alcune cose importanti  e altre le ho definitivamente  eliminate dal mio bagaglio esistenziale.
Benvenuti qui! Siete su OMOLOGAZIONE NON RICHIESTA, il mio primo blog che oggi compie 18 anni. Contiene alcuni post che io ho amato moltissimo, essi sono stati il nucleo principale da cui nel tempo ho ricavato gli altri dispersi poi con evidente noncuranza per il web.  N on mi sono pentito di averlo fatto, la componente ludica e di "sperimentazione" che l'ipertesto prevede non mi ha mai abbandonato, la fede nella comunicazione reale e nei contatti avuti qui invece se ne è andata ormai da un certo tempo. Omologazione è un blog chiuso, una testimonianza del mio mondo intellettuale ed emotivo perchè ho sempre scritto così spogliandomi in un contesto che io pensavo fatto da gente matura e che purtroppo si è rivelato pieno di conformisti di tendenza persino privi di educazione.  Non posso rinunciare all'espressione scritta, è stata la via elettiva per comunicare col mondo fin da bambino, adesso che i capelli son tutti bianchi la mia scrittura si è fermata così in un tempo...
L’Italia è una lunga penisola proiettata dalle Alpi all’Africa settentrionale, popolata da genti diversissime per storia costumi abitudini e clima; la diversità è riflessa nei secoli da stati e staterelli spesso in lotta tra loro, senza mai un vero anelito diffuso di nazionalità condivisa. La cosiddetta lotta per l’unità nazionale è stata sempre appannaggio di una ristretta elite culturale dagli anni delle prime guerre di indipendenza in poi. L’unità sarebbe più corretto chiamarla col suo vero nome: allargamento della struttura statale del Piemonte su tutto il resto del territorio. Non piacque nel 1870, non piace a nessuno nemmeno ora.
L’amore che si presenta alle spalle di notte è un assassino silenzioso. Scivolo tra le sue braccia per sfuggire al mio destino. Dibattersi, negare cambiare il suo disegno con una poesia bilanciare con i miei frammenti il suo sorriso finale è l’ultima sciocchezza di quest’uomo. Stanotte non finirà così Per molto tempo ancora tralascerò quella virgola che fa da confine tra la vita e i giorni vuoti. E voltandomi ti bacerò come tu non hai mai provato Mi ucciderai certo ma non sarà invano ti accoglierò da solo stanotte. Come sempre sono stato e ti guiderò la mano e per un lunghissimo attimo capirai. Dopo sarà troppo tardi Troppo facile troppo rapido e lontano
Credeva di averne di più, a dir la verità non lo aveva mai considerato: il suo tempo nel tempo che viveva giorno dopo giorno. Pur avendolo riempito di un'infinità di cose inutili e lunghe, anche sacrificandolo ad una quantità di altri tempi diversi per fogge e prospettive, pensava di averne davanti ancora una misura praticamente infinita.
Potessi descrivere il silenzio pieno di queste ultime settimane, il suo spandersi quieto e imponente sulla mia vita… Non ho rimpianti, quello che ho fatto è la diretta conseguenza del mio modo di essere, non ci sono asimmetrie stavolta: è solo un cammino naturale. Chiedersi se e quando uscirò da questo silenzio è pleonastico oltre che improponibile: io non ho volontà decise in tal senso. Perchè dovrei averle?
Il fatto che io scriva per te non ti autorizza ad escludere gli altri, non ti da il permesso di requisire il mio amore tremendo per questo mezzo e la scrittura che lo esprime. Dovrebbe invece farti capire quanto sei sciocco, insulso e piccino quando fai dei miei pensieri un giocattolo privato.
Mamma, vedi come tutto indifferente scorre? Non sono riuscito a fermare le nostre parole, queste come le altre della nostra vita. I tramonti ad occidente, i libri nella grande libreria di casa, le foto di famiglia e questo vecchio ragazzo che adesso è rimasto solo. Arrivederci mamma. Insegnami a scrivere daccapo con l’allegra pazienza che io mai ho posseduto.
Se è vero quanto detto finora questa attuale Repubblica, prima monarchia sabauda, ex dittatura fascista, ex coacervo di cento stati e regni e principati per secoli e secoli in una cosa almeno si distingue a livello internazionale. ABBIAMO GLI UOMINI POLITICI E UNA STRUTTURA AMMINISTRATIVA DELLO STATO DA PRIMATO, UNA MERAVIGLIA ASSOLUTA!   Tutta la storia italiana degli ultimi 200 anni ce lo racconta: uomini e istituzioni alte e nobili, condotte da uomini di grande levatura morale e culturale ( dai gradini più bassi a quelli più elevati) costretti da un destino beffardo ad avere a che fare con un popolo di intriganti, maleducati e ignorantissimi cittadini.  I padroni delle ferriere si sono sempre distinti per competenza e umana solidarietà: si sono levati il pane di bocca pur di dare il buon esempio ad una società cicalona e sprezzante! Ci hanno mostrato come si usano le istituzioni e i regolamenti, quale dovrebbe essere il livello minimo di relazioni civili in un paese democra...
Parlare del Sud è facilissimo: il Meridione d’Italia è pieno di luoghi comuni cui appoggiarsi senza grossi problemi. Tutti media ufficiali, il cinema e il teatro sono talmente coperti da questo genere di comunicazione da sembrare che tutto sia reale e veritiero. Solo la letteratura ha mostrato qualche crepa, qualche dubbio e la storiografia comune dal canto suo suona da sempre in un unico modo.
I luoghi mi lasciano ed io cerco di precederli, regalo una lunghissima carezza sul selciato di queste strade. Non ho nessuno a cui raccontare lo strazio silenzioso di questi distacchi. Vedo allontanarsi anche i viaggiatori perché le persone prima o poi svaniscono ed io scrivo appunti di viaggio per non dimenticare, io come molti altri qua dentro o altrove, miniature di anime che sorgono al mattino fuori da una stanza, da una vita, da un desiderio quando il viaggio è appena iniziato e la mia città solleva lento il suo sipario. Siamo soli, incerti guardiamo nei fondi del caffè frammenti di discorsi interrotti ma il conto non torna mai…Anche adesso mentre annoto l’ennesima sconfitta mentre percorro il lungomare e il primo sole sfiora palazzo Lampedusa e la luce mi colora le gambe.
Il mio blog è per tutti, nel senso che è aperto a chiunque voglia leggerlo ma in realtà non è a volte neanche mio ma di un altro Enzo che scrive per ricordarsi di esistere mentre bussano alla sua porta raccontandogli cose che con la sua esistenza non c’entrano nulla.
Al di qua del blog che voi leggete c’è un mondo che lascia di sè soltanto un riflesso lontanissimo di me e di voi; solo la musica che siede in un angolo dell stanza quando si alza maestosa può regalare almeno un’idea di quanto è accaduto qua dentro. Ma molti di voi non l’ascoltano e non sapranno mai dove è andato a riposare per sempre il pensiero di me che scrivo.
Negli ultimi due anni ho cercato di ricuperare pian piano i segni neri su bianco, ho ripreso me stesso e l'ho bloccato sulla mia scrittura profonda; è un lavoro improbo e mi ha dato un gran senso di colpa. Forse alcuni errori non sono più riparabili, ho fatto danni a destra e a manca, non ho mai avuto reticenza a usare la parte più tagliente di me nei testi, è una specie di irresistibile follia...la sento anche ora mentre batto queste righe.  L'operazione consiste nel tornare alla scrittura dopo aver navigato per anni nelle discussioni e nelle polemiche, lasciare l'ipertesto al suo ambito e riempirlo di nuovo di testo vero e pieno. Dovrebbe chiamarsi letteratura e lo dico timidamente ma seriamente. Solo in quell'ambito potrò finalmente trovare pace e morirvi dentro.
Ti ricordi di me, Pieralvise?  Io non dimentico quella mattina di maggio quando mi accompagnasti dentro il conservatorio G. Verdi di Milano.  Poi ti sedesti al piano e abbiamo parlato a lungo senza aprir bocca. Eri pieno di luce, il viso rivolto verso l’alto mentre le mani lunghissime e bianche sfioravano la tastiera. Sorridevi e la musica… Dio mio, la musica ci attraversò per sempre, bella come non l’ho mai più udita. Ma una volta può riempire un’intera esistenza. Una volta chiude parentesi che sospirano una fine dignitosa, completa il sogno in un attimo breve. E scompare lasciandoti solo la scia della nostra eternità.
Sentirselo dire Anche una sola volta E precipitare dentro Un’emozione che non immaginavi possibile. Sentirlo e ripeterselo per il resto della vita Senza un perché Senza appigli Senza niente altro che questo sogno rivelato. Scartare le parole poiché nessuna si avvicina a quelle Girare lo sguardo attorno E trovare solo l’eco della prima volta. Questo è un giorno come un altro .
Con tutto quello che ho lasciato negli anni in rete su spazi diversi fra loro potrei vivere di rendita per molto tempo. Perchè no? Copiare e incollare QUI il materiale mio di altri mondi e altri tempi: compiacermene stoltamente e facilmente, dare un ritocchino qua ed uno là, dirmi non male, non male finchè l’eco dei miei passi si perderebbe nello spazio vuoto della mia esistenza.
IL TEMPO OBLIQUO è il tempo con cui tutti giochiamo e che ci truffa ogni giorno che passa. Il tempo che in realtà non è mai stato nostro e che noi abitiamo credendo di essere altro che semplici comparse. Il mio tempo finito.
Potrebbe sembrare un ritorno, ma non tornerai. So che non sarà così. Siamo altrove, qui solo le orme fuggevoli di un pensiero, di un’idea. Non tornerai ma sarebbe stato bello il contrario, distruttivo forse ma luminosamente bello.
Guarda i miei geroglifici, avverti il sapore della inutilità. Questa notte come le altre in fila ad attendere un'altra vita e un altro senso.
Esiste un’etica profonda e generale che l’umanità sconfessa con vergognosa noncuranza, un termine di confronto che attraversa intere generazioni e che viene rimpallato tra di esse come una pietra incandescente: brucia tra le mani e fa male, meglio dimenticare e dire io non c’ero, io non ne ho colpa. E’ il sistema con il quale, nei decenni posteriori a quello orribile del secondo conflitto mondiale, milioni di esseri umani hanno “ricordato” la Shoah e dimenticato i Gulag, le prigioni dei vietcong, Guantanamo, le carceri cinesi o quelle turche e ad altri innumerevoli campi di concentramento senza svastica.
Io quando leggo certi blog mi illumino e godo non provo altro che piacere, non penso subito dopo a inficiarne l’armonia, penso invece a seguirne le tracce. Mi capita di tanto in tanto di ricevere delle delusioni ma adesso ho imparato finalmente a sorvolare: apro le ali e guardo le cose, anche le mie, da una prospettiva diversa.  E tutto diventa più chiaro e più giusto: la libertà va propagata, amata e protetta, quella intellettuale dello scrivere ne è la grande madre. Chi scrive su un blog, di qualsiasi argomento scriva e con qualunque attitudine lo faccia deve innanzitutto diffondere libertà , questa è la mia fede. Scrivo di essa, mi appartiene.  L’etere ci comprende tutti, anche quando di noi non resterà più nemmeno un brandello di post smozzicato.
Penso spesso che è impossibile commentare ciò che scrivo, mi domando quindi quale senso possa avere farlo in un contesto in cui l’interloquio è fondamentale. Qui scrivo solo per me, mi dico e un po’ mento, scrivo per lasciare un segno alle spalle dei miei giorni: non riesco a pensare a dei possibili commenti mentre lo faccio. Vi sono dei moti dell’animo che non hanno alcun senso comune, alcuna giustificazione e che, tuttavia, si palesano senza ritegno. E’ questo il motivo dei miei ritorni e delle mie assenze. Come il ritmo incessante dell’onda sul bagnasciuga. Dei luoghi che ho visitato ho piena la testa e i cuore, il mare avvicina e allontana a seconda dei casi. Ti avvolge e ti guarda: non sei tu ad osservarlo ma è lui che ti scruta e non puoi sfuggire al suo giudizio se ha voglia di dartelo. Ho riflettuto a lungo sulla mia vita e sui percorsi compiuti: ad un certo punto ho avuto la sensazione che il tempo si fosse dilatato e, con esso, anche le alternative possibili.
Occidentale. Stanco di scrivere al vento e di far finta di condividere. Ucciso dalla inutilità di aver studiato e letto per decenni, di aver confrontato fonti diverse. Di aver amato il silenzio dopo la chiusura di un libro. Occidentale del Sud, più vicino alla Grecia che a Berlino conosciute bene entrambi. Da Lampedusa ho lasciato sul confine del mare una lunghissima carezza, l’ultima che mi ricordi di me e di te amore mio. Stanco e guardo a oriente dove sorge ogni giorno la speranza. Occidentale.
Mi manchi, se riavvolgo il film della mia esistenza adesso è tutto chiarissimo: ho avuto una sola occasione di felicità e portava il tuo nome. Lo sentivo, certo lo sentivo anche allora ma ero troppo fragile e distonico, studiavo poco, facevo poco e soprattutto costruivo poco. Non è una scusa ma solo una constatazione, è un difetto costituzionale, inutile girarci attorno, non sono mai stato capace di indirizzare le mie forze, i miei istinti verso qualcosa di concreto, qualcosa che mi potesse salvare veramente dall'erosione esistenziale che già cominciava a sgretolarmi a 20 anni!  Uno sciocco dalla sintassi esemplare! Un nullafacente dalla cultura esplosiva e dalla capacità fortissima di non tenere niente di solido tra le mani.

CONTINUO

 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...