Questi testi li ho interrotti io. E’ accaduto anche mentre li scrivevo (raramente) ma soprattutto in seguito quando li ho ripresi, riveduti e corretti. Non comprendono solo un frazionamento diciamo concettuale, il tentativo di estrarre da un argomento complesso il “cuore” del mio pensiero, ciò che dovrebbe restare nella testa di chi legge. I discorsi comprendono anche una miriade di interlocuzioni avvenute al tempo della mia permanenza in rete (non ho mai commentato tanto per farlo ma con un’attenzione precisa al modo e alla lingua); riuniscono parti di lettere private scambiate in questi anni con vari interlocutori e infine vi si trovano anche brevi pensieri conclusi in se stessi trasposti sulla pagina esattamente come mi erano entrati in mente. Capisco che l’aspetto finale può risultare disorientante ma non c’era alcun modo di fare altrimenti, io ho sempre considerata scrittura mia qualsiasi cosa sia uscita dalla mia penna, quindi anche questo strano mosaico deposto adesso sulla pagina.
Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

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