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Ho scritto della terra in cui sono nato e tornato varie volte: la Sicilia è uno stimolo letterario indiscutibile. Certo la dimensione geografica così vasta non coincide nell'immediato con la tipica sensazione di isolamento e lontananza da tutto di luoghi come le Eolie ( ma credimi Marettimo, le Pelagie sono persino più pregnanti da quel punto di vista). La Sicilia è un continente complesso, ricco e contradditorio ma la cultura millenaria che vi si è sviluppata ha quei caratteri di unicità tipiche di un luogo isolato, a sè. Quando ci entri lo capisci, lo senti a pelle e se hai la cultura necessaria ne resti sedotto; è successo a molti "stranieri" che una volta arrivati non hanno mai più dimenticato quella sorta di magia. Mi piace molto ciò che hai scritto Pino, anni fa misi su carta alcuni concetti molto simili ai tuoi, pensavo di aver fatto un lavoro completo...mi sbagliavo la metafora va ancora analizzata, la sua metafisica è ancora insondabile e in fondo è proprio tale mistero a farci sopravvivere alla mediocrità del quotidiano Per un siciliano è facilissimo isolarsi e volgere lo sguardo alle infinite fascinazioni che può scorgere verso il mare. Solo una voluta e consapevole idea di Stato comune può mutare questo habitus mentale e spostare il baricentro verso il nord, oltre lo stretto. Fuori dai denti, io ritengo che l’Italia del Nord dovrebbe ritenersi onorata di avere compreso nel suo territorio la Sicilia: solo una visione piccola e mediocre, culturalmente micragnosa, può guidare un atteggiamento tanto sdegnoso e superficiale verso la terra su cui sbarcò Giuseppe Garibaldi. Il Sud è una condizione dell'animo in toto per me, non più bella ne più brutta di altre se viene letta e analizzata con la giusta misura, se così non è allora diventa un plusvalore da difendere a viso aperto. Un tempo ero unico, scrivendo visitavo il mio palazzo e le sue stanze e non mi disperdevo: non mi chiedevo cosa fossi...mi piaceva trovarmi vivo e curioso d'esistere e tanto bastava. Quella stagione è finita per dare spazio a questa molto più seria e sofferta: ciò che non sono, che mai sono stato, quello che non sono riuscito a scrivere o comunicare, l'uomo segreto senza interlocutori per un preciso deficit suo. L'uomo che non basta e non si basta. La scrittura è solo uno spiraglio ma non riesco ad aprirlo di più.

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CONTINUO

 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

UN'IPOTESI -

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.
L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto…si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima!