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taccuino ritrovato 5

Aprirsi, tornare a scrivere e a relazionarsi in modo lineare e normale: è una questione cui ho pensato più di quanto tu possa immaginare. Non mi sono mai posto il problema del riscontro, non nel senso comune che si dà al termine: non scrivo per piacere a qualcuno in particolare, quando scrivo sono in colloquio con me stesso principalmente, il potenziale lettore non va blandito, non devo adeguarmi alla possibile piacevolezza che in lui posso suscitare, ho il dovere di essere compreso chiaramente, ho la necessità che la mia scrittura dia il meglio di sé, il massimo di ciò che ho per sintassi, fluidità e concetti. 
Oltre a questo non vado, non ne sono capace, da ciò ne conseguono i problemi che mi hanno assillato in rete in questi anni. Dovremmo chiarire bene cosa significa riscontro…qualcuno tempo fa affermò che io non sono per tutti e se non è un confine questo! Un limite certamente ma è nato con me, appartiene alla mia indole e, credimi, non potrei scrivere in altro modo. Sono nato alla scrittura sessanta anni fa pascolando nel cartaceo, nessuna audience, nessun commento, nessun vero riscontro: carta e penna, libri, pagine sfogliate, una lampada e una poltrona, la mente che si apre e vaga, lo studio dello stile di chi scriveva…il suo mondo interiore e lo sforzo di aprirlo a chi leggeva e non ti conosceva! E’ questa la mia origine e probabilmente il mio personale confine. Ci ho provato, ci ho provato per anni, ho trovato grandi ostacoli, pochissimi interlocutori e forti incomprensioni (eufemismo). Tutti i testi che leggi sono stati pubblici, nessuno escluso, in genere sono stati conditi da commenti salottieri o peggio oppure sono caduti in un silenzio tombale. Penso che la realtà del riscontro sia ben altra: penso di esser sempre stato fuori dal gioco virtuale sia in senso letterario che concettuale e che la mia solitudine personale faccia il paio con quella che appare sul blog. In altri termini di ciò che scrivo e del modo in cui lo scrivo non importa niente a nessuno salvo rare eccezioni come la tua. Ma non ho rinunciato a scrivere del tutto…nutro ancora il desiderio di mettere nero su bianco qualcosa di me ma nel vecchio e mai dimenticato cartaceo. Serve tempo e un po’ di salute, non scommetterei su nessuna delle due cose.

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CONTINUO

 Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

UN'IPOTESI -

Se ami non fai l’amore, ce l’hai dentro e lo tiri fuori, non ti vedi mentre lo fai e quindi non hai nessuna pruriginosa fantasia sessuale. Non c’è sesso nell’amore ma solo sviluppi trascendentali di una nobiltà eterna che hai come patrimonio da spendere. E lo spendi male, sempre. Il concetto di piacere sessuale sta stretto dentro il mio amore: prima no, prima ci stava benissimo ma era un’ipotesi.
L’amore era un patrimonio enorme e noi non potevamo contenerlo tutto…si apre un interruttore, un giorno, e poi a ondate la vita ti porta via come un fiume in piena e tu non puoi rifiutarti di essere diverso da prima!