Avevo da sempre sentito alcune forti remore a considerare i siciliani e la loro terra come parte integrante a buon diritto del corpo sano di questa nazione. Erano miasmi più o meno forti che a seconda dei casi si rendevano evidenti in certi contesti politico-sociali. Poi si diradavano e sembrava che il concetto più alto e nobile di un Italia e di un Sud eguali nelle prospettive civiche e intellettuali avesse il sopravvento. Mi sbagliavo! Ho trascorso una gran parte della mia vita oltre lo stretto, in province molto lontane da qui, in città eleganti e pulitissime, con cieli e profumi diversi per l’aria. Non è facile vivere in una città o in una regione portandone un’altra sempre viva nella pancia. Io la mia storia l’ho vissuta da siciliano che si sente italiano (non riesco a dirla meglio), è questa coscienza insulare a permettere a quelli nati in Sicilia di sentirsi naturalmente italiani: non capisco perchè per gli altri italiani debba essere così difficile percorrere questa strada. Certo è un percorso che inficia molti interessi e privilegi, che necessita di apertura mentale e coraggio, non è una strada comoda sempre. Ma è l’unica.
Quella sera sei tornata a casa con me, gioco aperto e, incredibilmente, mi sono comportato con gradevole simpatia, nemmeno una parola fuori posto o un gesto di troppo; quando un attimo prima di entrare nel portone mi hai baciato sulla guancia e mi hai sorriso ero ormai finito. Stasera è la stessa cosa ma non devo guardarti in viso: - Non durerà! - è la frase scritta dentro i tuoi occhi un attimo dopo il rush finale. Non è vero, non importa, ci siamo ci siamo stati, quell’amore è nostro, solo nostro Giulia, l’universo stanotte ci ha già portato via. Il blog è lì, mi rappresenta, non posso disquisire io sulla mia letteratura, sulla sua effettiva validità. Io quando scrivo sono fuori da tutto, non scrivo per nessuno in particolare apro il cuore e l’intelletto e mi lascio andare. Scrivere è la mia libertà non la baratterò con niente altro al mondo vorrei fosse anche quella di chi mi legge nell’attimo perenne dello sguardo che passa sulle parole. Ero così già a dieci anni, solo mia ma...

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