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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

FIN QUI

Questi fogli non si aggiornano, sono trapassati. Vivono solo della lettura che lascia chi se li trova tra le mani. Il loro desiderio più grande (poiché essi sono tutt’uno con lo scrittore) resta inappagato e stride forte col bianco della pagina uccisa dai segni neri. Non so più scrivere mi dico a volte. Guardo smarrito la tastiera e mi affido al foglio e alla penna. Crollo la testa e mi allontano col pensiero da tutto: la stupidità di vivere arriva subito dopo con i suoi banchetti di roba usata. Mi dice guarda, tocca, compra e, soprattutto fai in fretta, domani non ci sono più, domani non esiste. Non c’è riuscita finora. Non compro nulla ma annuso tutto Apro le ali che non ricordavo di avere, il fruscio dell’aria sotto di me è una poesia che mi porta via. Non è vero che non so più scrivere. Scrivo per questo.
  Appartengo ad altro Le mie fibre tessute altrove Mi esclude da qui il mio resto antico Appartengo alle suppellettili scomparse della casa di mia nonna A quelle scale di paese All’odore d’ombra mentre fuori impazza il sole Appartengo a un sogno spezzato A un ricordo malinconico e feroce Appartengo allo sguardo complice di mia madre alla sintassi che mi insegnò bambino Alle rondini d’estate in terrazza sul profilo del mare Al silenzio dello scirocco appartengo Ai suoi mille motivi Alla sua consapevolezza in ritardo Appartengo per diventare apolide oggi estraneo domani Appartengo alle note di un pianoforte in salotto ai solchi di un disco in camera mia Anche tenendo saldi in mano I fili di un tempo andato La mia appartenenza mi ha escluso definitivamente Non vi appartengo e non mi basto più.
Io non ho paura di me stesso ma ho rimpianti per quello che ho trascurato e lasciato andare con noncuranza, Mia madre ha 92 anni e non è più lei, mamma adesso è una figura evanescente ma quando era la professoressa di italiano e latino non mi ha mai dato la sensazione di una custode arcigna…discorsiva, seria ma aperta questo era. C’è un’eco Valeria, ed è sempre più forte ma non mi racconta estraneità tra quel che ero e quel che sono, descrive semmai un percorso e un territorio vasto nel quale di certe parti posso conservare solo un ricordo poichè tornarvi non è possibile. La scrittura mi è sempre servita a questo: non dimenticarmi di me nel bene e nel male e così è saltato fuori che sono sempre lo stesso. Dentro sono uguale fuori che importa? Dentro sono alieno e inadeguato al mondo che mi circonda ma fuori è un massacro, la mia armonia è solo qui raccolta in alcune parti della mia sintassi. E’ vero sono un figlio “unico” e questo non mi ha mai aiutato in nulla.
Adesso sto qua e in cento altri luoghi; mi appartengono tutti e non ce n’è uno che non mi sfugga. Ho visto girare il sole sul cortile della mia vita e non mi è piaciuto: ma la luce di questo tramonto placido riesce ancora ad inebriarmi Una vera cittadinanza però non riesco a trovarla o, forse, non mi basta questa isolana. I siciliani stanno aggrappati orgogliosamente alle loro coste ma guardano fuori in un impossibile desiderio di comunione. Oggi mi deve bastare il mio riflesso sulla vetrina del negozio in via Libertà: a lui confesso la mia incredulità, li ho compiuti davvero! E’ bastato distrarsi un attimo, una piccola svista e l’anno in più è già qui…e io non sono preparato. Non lo sono stato mai.

ADDIO

Attendo con una certa impazienza di inabissarmi assieme all’isola che mi ha custodito finora, è il destino che attende me e le mie imprevedibili apparizioni.  Ho trascorso tutta una vita ad illudermi di far parte di un gruppo eterogeneo ma coeso; una sorta di popolo dell’aria, della terra e del mare, ognuno con le sue stimmate testimoni di infiniti ed estenuanti ricerche. Non è vero, non lo è in tutti i modi possibili: economico, politico, storico, esistenziale e culturale. L’ordine delle condizioni andrebbe visto in ordine inverso ma anch’esso è in fondo un esempio del divenire della mia vita in questa parte di mondo e di web. Dal denaro dispensatore di ipocrite sicurezze e di intollerabili ignoranze alla politica che è sempre stata un ciarpame di ignobile fattura sotto qualunque regime e presupposto sociale. Dalla storia stanca di prostituirsi in cento modi pur di essere accettata dai suoi lenoni, alla cultura infine che resta una vetta inarrivabile tanto più desiderabile quanto ...
E dirò, finalmente fuori dai denti, che è inutile nascondervi e nascondermi il possente impulso oscuro verso l’estinzione: che splendida e sensuale amante! Rincorsa nei giardini di un’adolescenza solare, posseduta a scatti nella giovinezza inquieta, e amata con tutto me stesso, sì con tutta la forza del mio intelletto, in questo scorcio di inutile maturità. Dirlo è liberarmi di un peso e dell’angoscia di vivere a metà, di respirare a piccoli sorsi: dalla Sicilia non posso sfuggire, non ci riuscirei.  E’ un’impossibilità totale cui fa da contrappunto perfetto la volontà di provarci. Vivo così, è questa l’essenza magica di quest’isola, la sua essenza esoterica primordiale. Probabilmente non vi avrei voluto nascere e mi comporto come se non volessi vivere tout court: ho distrutto decine di esistenze anteriori a questa e mi sono riproposto in altri modi; tutte forme diverse per dire la stessa cosa, non mi sopporto. Tuttavia ho amato, vi ho amato, siete tutti stati, più o meno consapevo...
Voglio dirvi che ho camminato tanto da scordare il punto di partenza, che mi sono finto mille altre cose da quest’uomo che guarda ostinatamente davanti a sé. Non c’è astio, non c’è rammarico ma ho capito che non sono più qui: ho capito di avere un senso solo col vento vero sulla faccia, con i ricordi che non si possono raccontare. Quel che scrivo va letto in questo modo, tornare o sparire in un modo o nell’altro fa parte del mio DNA; le pagine hanno questo terribile pregio, restano, le riapri e le usi come trastullo della mente e del cuore quando più ti aggrada. Ciò che si scrive testimonia sempre qualcosa o qualcuno, annullarle equivale ad uccidere definitivamente chi le ha prodotte. Io non le ho annullate.
Mi guardo morire dandomi un contegno: penso alla bellezza della vita e dei sentimenti e il tempo scorre.  Non sento il bisogno di scrivere, di incazzarmi, di disquisire come un forsennato con chi vive su un altro pianeta. Teniamoci stretti ognuno il nostro. Riguardo quello che ho scritto negli ultimi ventanni, non è malaccio.  Alcune cose sono così legate alla mia intimità che adesso mi meraviglio di averle palesate in pubblico: forse molti problemi sono nati da questo eccesso di confidenza, ma non ho mai saputo scrivere diversamente. Domani scendo sotto Siracusa, piano piano, mi fermo dalle parti di Vendicari, scelgo un eucalipto frondoso mi appoggio al suo tronco e mi perdo sulla linea azzurrina del mare. Voi non potrete vedermi ma sorriderò.
Sei un cretino Enzo, tra qualche anno sarai così, sarà questa la tua dimensione esistenziale. La poesia precorre i tempi, recita una punteggiatura affettiva e erotica che tu ancora non conosci, non dipende da me che l’ho scritta perchè le sue righe erano già dentro il tuo animo, dovrai solo trovarle, quando avverrà capirai e sarà troppo tardi. Anche per chiedermi scusa! Quarantanni ti sono bastati Enzo? Sei slittato molto tempo fa e ora corri sereno verso la fine senza sapere se fu un inganno o una fede che non vuole cedere. Probabilmente non sei più chi sei stata ed è giusto che così sia. Ha raschiato a dovere la carta a vetro e su noi ogni linea si assottiglia. Pure qualcosa fu scritto sui fogli della nostra vita. Metterli controluce è ingigantire quel segno, formare un geroglifico più grande del diadema che ti abbagliava. Non apparirai più dal portello dell’aliscafo o da fondali d’alghe, sommozzatrice di fangose rapide per dare un senso al nulla. Scenderai sulle scale automatiche de...
Vedete? Non ho cancellato questi testi, li ritengo ancora validi e miei, di una possessività che non ha mai escluso, mai insultato ma solo definito confini di dialogo ormai desueti. Essi resteranno qui nell’aria ed è l’unico loro valore: raccontare a chi passa e vuole ascoltare che Enzo è stato qui, che era vivo ed era siciliano orgoglioso di esserlo. Adesso l’ultimo atto: una cosa dovuta alla libertà di comunicare, lasciare libero questo spazio nell’etere e vedere passare la vita, le voci, i sussurri, le mani…le bocche, insulti sanguinosi e volgari o lodi suadenti e confortanti: appresso ad esse nessuna risposta definitiva. Non per arroganza bensì per una cosa che si chiama discrezione silenziosa o mortale superiorità. Dalle mie parti funziona.
Giulia, lo so con sicurezza assoluta, la mia solitudine adesso è perfetta, tutte le altre vite non bastano per dimenticarci…nemmeno io sono scivolato via. Tre secondi fa ho pensato a Giulia e a quanto l’ho amata: non la cercherò, non la cerco più da anni, ma pensarla mi ha sistemato il cervello: adesso le carte si sono tutte rimescolate tranne la sua. Perchè lei bara e vince sempre. E adesso silenzio, questa storia è finita. Inchino.
Non so come tu sia arrivato fin qui, io non ho fatto nulla mi pare per farti trovare la strada. Del resto non esiste altro che un commento con paternità per farsi conoscere da voi e entrare in contatto La mia indole sociale è morta da molto tempo e la malattia l'ho contratta esattamente qui sui blog. Negli anni ho scritto a lungo delle dinamiche della blogosfera ma non è servito a niente, non vedo quindi la necessità di ribadire alcune cose adesso, ci sono i testi, ci sono le immagini, ci sono i testi scritti in origine per il web, c'era tutto il mio mondo, i miei sogni, le mie speranze di comunicazione...C'ero io.  A me è piaciuto così ma se non risolvo il problema della comunicazione all'esterno il blog morirà di inedia e resterà soltanto come una testimonianza di una stagione e di una vita. Non esiste altro sistema che venire a questuare alle vostre porte per dirvi - io esisto!- Non è un sistema che mi piace ma non ho alternative. Del resto ho smesso di commentarvi d...
Aveva deciso la sera prima, di getto, una volontà grande, immanente, invincibile: tornare a riprendersi l'abito giusto che era suo dall'inizio, quello che nessun altro poteva indossare senza apparire una caricatura ridicola. Spalancando le ante dell'armadio non aveva previsto che ci fosse anche lei! Eppure avrebbe dovuto immaginarlo: non si è mai soli nell'unico amore che incontri nella vita, l'altro negato e perso, mal giudicato e mal vissuto si era soltanto messo da parte...in una attesa elementare e silenziosa. Ogni cosa si adattava a pennello, ogni gesto era risaputo, ogni frase nella misura esatta della sua origine mentale, non cerano equivoci, lo spazio intorno lo guardava quieto. Adesso sapeva che avrebbe potuto iniziare a scrivere e se anche non ne avesse avuto tutto il tempo necessario lei avrebbe completato l'opera col suo medesimo sorriso.
Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica avventura.  Adesso Vincenzo ha un’altra età e una vita direttamente ereditata da quel ragazzino, ha deciso di scriverne così. Le presentazioni hanno poco senso, le spiegazioni si perdono sempre nell’indistinto, i perchè e i come di una scrittura così frammentata fanno la stessa fine. Vincenzo voleva scrivere e lo ha fatto in molti modi diversi: questa è una traccia, riuscite a percepirne l’emozione?
Siamo finiti tutti e facciamo finta di niente: alcuni di noi continuano a rassettare il proprio universo, io tra loro, a cullare con gli occhi il segno del proprio peso sull’esistenza. Ma è tempo perso perchè ci aspetta il tempo nuovo, le nuove stagioni della nostra maturità assoluta che prenderà il posto di questa finta giovinezza disordinata e ci inchioderà al sapore perfetto di quello che siamo stati. Al di qua di questo blog c’è una stanza abbastanza grande che vive in un’apparente quieta penombra. I mobili hanno tutto il sapore e il colore che solo un certo tempo può regalare loro, gli oggetti posati su di essi raccontano la mia vita: spesso sono un racconto anche per me che credo di conoscerli bene. Al di qua di questo grande paravento informatico i bites svaniscono, perdono dignità, resta solo la scrittura; il nero su bianco scorre per me immutabile e vivo, mi prende quando sto per cedere all’accidia di vivere senza un senso, mi ama anche se io ho detto in giro di non amarlo più...