Questi fogli non si aggiornano, sono trapassati. Vivono solo della lettura che lascia chi se li trova tra le mani. Il loro desiderio più grande (poiché essi sono tutt’uno con lo scrittore) resta inappagato e stride forte col bianco della pagina uccisa dai segni neri. Non so più scrivere mi dico a volte. Guardo smarrito la tastiera e mi affido al foglio e alla penna. Crollo la testa e mi allontano col pensiero da tutto: la stupidità di vivere arriva subito dopo con i suoi banchetti di roba usata. Mi dice guarda, tocca, compra e, soprattutto fai in fretta, domani non ci sono più, domani non esiste. Non c’è riuscita finora. Non compro nulla ma annuso tutto Apro le ali che non ricordavo di avere, il fruscio dell’aria sotto di me è una poesia che mi porta via. Non è vero che non so più scrivere. Scrivo per questo.
2 anni, un blog, Il disordine regna sovrano